Famiglia

Il “campo profughi” all’aeroporto. Malpensa, l’uscita che non ha uscite

Sono tremila all’anno. Arrivano, non passano i controlli di frontiera. E vengono tenuti in una zona off limits. Prima di essere rispediti... (di Andrea Della Bella e Lorenzo Tubiana).

di Redazione

Senza nome. Senza volto. Senza più neanche un sogno. Arrivano da ogni angolo del mondo, stazionano per qualche giorno in un ex ristorante del vecchio terminal, piantonati a vista e senza alcuna assistenza organizzata, prima di essere rispediti sulle rotte della disperazione. Sono tremila all?anno gli extracomunitari che non oltrepassano la zona doganale dello scalo di Malpensa per mancanza di documenti. Difficile ottenere altri dati sui diversi Paesi d?origine, perché non avere documenti in regola al momento dello sbarco non è considerato reato e, di conseguenza, non vengono effettuate schedature e fotosegnalazioni. Non clandestini quindi, come erroneamente vengono chiamati coloro che, pur non avendo i requisiti, tentano di varcare i nostri confini, bensì ?respinti?. Una sottigliezza dovuta al fatto che l?area di transito è una terra di nessuno. E il discrimine è rappresentato da una sottile linea immaginaria che divide il controllo documenti dall?uscita passeggeri: oltre, si diventa irregolari. Vite da respinti Qui è rimasto impigliato Muhammad Sa?id al-Sakhri, con la moglie e quattro figli piccoli. Un siriano, accusato a Damasco di far parte dei Fratelli musulmani, gruppo integralista islamico. Anche lui fa parte di quel vero e proprio esodo di fantasmi che non solca mari in ?contromano? su carrette galleggianti, ma viaggia su comodi sedili di aerei di linea. Nigeria, Ghana, Egitto, Marocco le rotte più controllate . Al filtro dei controlli doganali iniziano i problemi per chi è in è possesso di passaporti, visti e permessi contraffatti. Vari e sofisticati, infatti, i sistemi per passare le fitte maglie del controllo di frontiera. Compresi tanti stratagemmi per bypassare i controlli. Come le due donne somale che si sono finte madri di figli altrui: un sistema usato anche per fare entrare in Italia minori (che non possono essere espulsi) e strapparli alla situazione drammatica dei Paesi d?origine. Chi dispone di un documento ?ben fatto? a volte riesce a passare, tutti gli altri vengono dirottati in un piccolo ufficio accanto al posto di controllo dove iniziano gli accertamenti più approfonditi. La prassi prevede l?immediato reimbarco sul primo aereo disponibile diretto al Paese di partenza del ?respinto?. Più complicati invece i casi in cui il cittadino extracomunitario non possiede nessun documento, nemmeno il biglietto. Di fronte a queste situazioni partono subito i controlli incrociati su voli, liste dei passeggeri e riprese video. Anche se con qualche difficoltà, quasi sempre si riesce a ricostruire la carta d?identità del viaggio. Per espletare il respingimento è necessario risalire alla compagnia aerea con la quale è stato effettuato il volo d?arrivo, la quale deve prendersi carico del reimpatrio, raramente immediato. Il ?respinto?, infatti, deve ritornare all?aeroporto di partenza che non necessariamente coincide con il Paese d?origine. Ad esempio un nigeriano o un ghanese proveniente dallo scalo di Istanbul dovrà essere imbarcato su un volo diretto alla capitale turca e non quindi verso Lagos o Accra. Spesso per il viaggio di ritorno forzato è necessario attendere qualche giorno. Un lasso di tempo in cui l?irregolare non può allontanarsi dalla zona doganale. Al terminal 2 è stato allestito, nell?ex ristorante, uno spazio destinato ai respinti e conosciuto come ?il campo profughi?. Una volta giunti qui non è chiaro chi dovrebbe prendersi carico dell?assistenza di quelli che a tutti gli effetti sono passeggeri. Secondo la legislazione internazionale questo compito spetterebbe alle compagnie aeree, le quali però non dispongono delle strutture necessarie. A sorvegliare questa area è il personale della Polizia, anche se i loro compiti dovrebbero terminare con gli accertamenti doganali. Quell?area off limits Non solo problemi di competenze si addensano in quello che un tempo era il ristorante della ?vecchia? aerostazione. Separati da un sottile divisorio gli uomini dalle donne, la distribuzione del cibo rimane affidata alla buona volontà degli agenti o di qualche volontario. La palazzina che ospita queste persone incensurate, è piantonata a vista dagli agenti e rimane un?area off limits alle associazioni di volontariato operanti nello scalo lombardo, dove funziona uno sportello del Cir Caritas che «pur trattando con immigrati», spiegano alcuni operatori, «non può occuparsi di respinti, bensì solo di richiedenti asilo». Flavio Nossa, sindacalista a Malpensa, spiega che «la situazione nell?ex ristorante è leggermente migliorata rispetto al passato, quando uomini e donne condividevano un?unica stanza e avevano un solo bagno a disposizione». Ci sono stati giorni in cui in questo ?limbo? c?erano fino a 40 persone. Una zona top secret alla stampa. Alla nostra richiesta di vistare il ?limbo? l?ufficio delle Relazioni esterne del ministero degli Interni ha infatti risposto che, dato il momento delicato in tema di immigrazione, ha preferito ?soprassedere?. Andrea Della Bella Lorenzo Tubiana


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